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    “Voce di sale”, Luisa Sordillo ha presentato il suo libro a Cerignola

    UN ROMANZO SULL’AUTISMO E TUTTO QUELLO CHE COMPORTA ALL’INTERNO DI UNA FAMIGLIA, FRA LE DIFFICOLTA’ DI UN MONDO SPESSO NON ANCORA SUFFICIENTEMENTE PREPARATO E PRONTO ALL’ACCOGLIENZA

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    Una forte ed interessata partecipazione si è registrata nella serata di venerdì 14 febbraio presso la libreria “L’albero dei fichi” a Cerignola. Il tema finito sotto la lente d’ingrandimento è quello dell’autismo, grazie ad un romanzo ed alla sua stessa autrice. Si tratta di «Voce di sale-Un viaggio nel mondo dell’autismo» (Iacobelli editore) di Luisa Sordillo. Originaria della vicina San Severo, Luisa Sordillo è avvocato, madre di tre figli, uno dei quali autistico (e oggi ventenne). Davanti ad un attento uditorio, nel quale hanno presenziato anche le Cooperative locali che ogni giorno si spendono nell’ambito dell’accoglienza ed inclusione di persone con disabilità, nello specifico “SuperHando” e “L’abbraccio”, l’autrice ha illustrato il percorso che l’ha condotta a questa pubblicazione. Dialogando con la counselor Mattea Belpiede, è emerso infatti come l’autismo in suo figlio sia stato, al momento della diagnosi, «uno sparo, una deflagrazione che ha scaraventato tutti a terra» e che questo libro vuole spingere il lettore ad osservare la questione da una prospettiva inedita, indossando i panni scomodi di una famiglia con un figlio con questa condizione.

    «‘Voce di sale’ è la voce dell’autistico – spiega Luisa Sordillo a lanotiziaweb.it -. È purtroppo ancora di sale perché si scontra sui muri dell’indifferenza, spesso della mancata competenza, quindi va a sgretolarsi come un pugnetto di sale». In queste pagine c’è molto del vissuto dell’autrice: «Chiaramente c’è, anche se è un romanzo. Ho optato per questa forma letteraria perché volevo ampliare l’argomento e andare oltre la mia singola storia. Ci sono io, con mio figlio, il nostro grande amore, le nostre difficoltà, la nostra solitudine e il nostro autismo». Se si sia fatta tanta strada o meno su queste problematiche, Luisa Sordillo afferma: «Volendo essere ottimisti, sono stati fatti tanti passi, notevoli rispetto a trenta, quaranta o cinquant’anni fa. Però dobbiamo conservare il realismo, quindi l’ottimismo viene meno perché c’è ancora tantissima strada da percorrere, soprattutto a livello di competenze e di supporto delle famiglie». L’autrice, infine, fornisce la sua definizione di autismo da dare ad un bambino: «È una patologia molto complessa. Quando dico patologia intendo che la diagnosi viene fatta da un neuropsichiatra infantile. Ma non è una malattia, è una condizione. Quindi direi a questo bambino che è un modo di essere diverso, ma dove la diversità non è sinonimo di mancanza di abilità. Semplicemente, ognuno di noi è diverso dall’altro ed è quindi qualcosa che va ad arricchire le carenze altrui».

    Aurelia è il personaggio protagonista del romanzo, spinta in un flusso di ricordi e riflessioni da una domanda, apparentemente innocua, di suo figlio Adriano, un bimbo di 9 anni. Inizia così per lei un viaggio a ritroso che va dagli anni dell’adolescenza all’incontro con il grande amore, per poi proseguire con la nascita dei figli e quell’ansioso sospetto che si tramuta in realtà: la diagnosi dell’autismo del figlio. È una scossa che travolge la famiglia, che va a scontrarsi anche con una realtà poco informata e non ancora pronta a tutelarla. Non mancano colpi di scena e incontri con personaggi che, in un secondo tempo, aiuteranno Aurelia ad aprire un varco fra disinformazione e pregiudizio e ad acquisire una nuova consapevolezza. Laura Sordillo non nasconde che la stesura di questo libro sia stata frutto di un’esigenza avvertita, figlia della rabbia nei confronti di una società sorda dinanzi ai problemi della sua e di tante altre famiglie nelle stesse condizioni. L’opera contiene inoltre la postfazione di un importante neuropsichiatra infantile, una ulteriore man forte nell’abbattere quella paura di confrontarsi con ciò che non si conosce. Nelle battute conclusive, l’autrice lancia con fermezza un importante messaggio. L’autismo e l’autistico sono due differenti entità: se il primo si odia, il secondo è invece fonte e destinazione di infinito amore.

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